AGRIFEST 2014 |
In uno scenario di economia globale carico di incertezze e di grande competitività, il valore del territorio e le sue specificità possono divenire autentica leva per fare crescere le aziende regionali...
invitiamo gli abitanti, di Barega, del Sulcis-Iglesiente e i sardi d'ogni dove a lasciare traccia...
proponiamo:
Barega e il suo vicinato in occasione dell'Agrifest che si terra il 18-19-20 luglio 2014, offre ai visitatori diversi prodotti e ospitalità a prezzi contenuti:
Dormire:
- possibilità di pernottare nelle case coloniche del borgo
Mangiare:
- carni degli allevamenti in loco cucinate dagli stessi pastori secondo ricette della tradizione
- dolci caserecci preparati dalle sapienti massaie
- marmellate con frutta di stagione
- vini di produzione propria
- formaggi e salumi della riserva familiare
e invitiamo chiunque sia: artigiano, allevatore, agricoltore o semplice appassionato nella preparazione di prodotti alimentari caserecci, a proporne l'esposizione, la degustazione e l'offerta (sempre nell'ottica della convivialità e dunque della condivisione e non del lucro) durante i tre giorni dedicati alla promozione del territorio.
Per maggiori informazioni, chiarimenti, dubbi o proposte mail: baccanale.agrifactory@gmail.com
tramite cellulare: 3293882505; 3466039065
L'agrifest è un incrocio tra una festa privata, un festival culturale ed una rivoluzione.
Abbiamo costruito una Agri-factory ( intesa come open source/open house per
ricercatori, artisti, creativi ed operatori dell'innovazione e della
sopravvivenza ) ovvero un luogo per condividere saperi ed esperienze con
tutti quelli che hanno intenzione di esprimersi, costruire, creare e
comunicare attivamente.
Helena Hladilová + Namsal Siedlecki, Database, 2012.
Nerium oleander, Artemisia absinthium, Oxalis acetosella, Ferula
communis, Oenanthe crocata, Cytisus scoparius, Pteridophyta, Hedera
helix, Conium maculatum, Buxus balearica, Arum italicum, Ranunculus
acris, Euphorbia cyparissias, Bituminaria bituminosa. Variable
dimensions
Helena Hladilova e Namsal Siedlecki/Gum Studio*
Dopo
gli interventi di Riccardo Oi, Davide Porcedda, Monica Lugas e Marta
Fontana la Agri-Art Gallery prosegue la sua programmazione con gli
interventi di Helena Hladilova e Namsal Siedlecki.
"Potremmo
arrivare e preparare il terreno, una specie di aiuola che col tempo e
il contributo di chi vorrà si possa creare una specie di database
vivente di piante velenose sarde, creare una specie di ecositema chiuso,
per assistere col passare del tempo a come si evolve, chi sopravvive,
chi soccombe, una selezione naturale."
Inizio lavori sabato 24, vernissage domenica 25
“Anche le
piante velenose vanno rispettate in quanto svolgono la loro funzione
naturale indipendentemente dalla pericolosità per l'uomo. Recuperare
parte delle conoscenze che l'uomo del passato aveva sulle piante
velenose, utilizzate spesso in dosi controllate come medicinali. Il
rapporto uomo-piante-ambiente in Sardegna ha rappresentato un momento
essenziale della cultura legata, più che in altre regioni, alla
particolare forma di economia agro-pastorale. Nell'ambito delle singole
comunità, in relazione alle caratteristiche del territorio e
dell'ambiente, si sono sviluppate conoscenze ed usi peculiari che
costituiscono uno dei fattori più significativi della cultura materiale.
Il riconoscimento delle piante, soprattutto quelle del proprio
territorio, rispondeva ad esigenze pratiche che erano poi motivo di
vita. Le piante di utilizzazione alimentare, tossiche, infestanti delle
colture e dei pascoli, pabulari, di interesse medicinale, magico ed
artigianale erano note in modo diffuso a tutta la comunità. Soprattutto
gli aspetti medicinali ricevevano particolare attenzione da parte di
persone esperte che tramandavano gli usi in modo talora esclusivo
nell'ambito della propria famiglia. Del resto le moderne ricerche hanno
ampiamente dimostrato l'importanza delle conoscenze tradizionali. Oggi
si è in grado di verificare, grazie a sofisticati procedimenti
analitici, la fondatezza o meno, i reali benefici, i motivi che stanno a
monte di una determinata utilizzazione popolare delle piante. In
Sardegna la radicale trasformazione dell'economia di molte comunità, il
profondo cambiamento del rapporto uomo-ambiente naturale, la scomparsa
dell'agricoltura estensiva, la sempre minore presenza umana nelle
campagne, la rarefazione di un certo tipo di artigianato
tradizionale fanno sì che un patrimonio culturale di estremo interesse
sia destinato a perdersi in modo irreversibile.”
(Da Ignazio Camarda “Ricerche etnobotaniche nel comune di Dorgali” Bollettino della Società sarda di scienze naturali, Vol. 27 )
Namsal Siedlecki,
nato negli USA nel 1986, vive e lavora a Torino. Il suo lavoro
interroga la percezione convenzionale e sociale dell’arte utilizzando
strategie sovversive attraverso le quali cerca di mettere in discussione
il ruolo dell'artista e dello spettatore.
Helena Hladilovà,
nata a Kroměříž (Repubblica Ceca) nel 1984, vive e lavora a Torino. La
sua opera indaga le varie relazioni tra materiale, oggetto e spazio,
sondando le implicazioni sociali e culturali e mettendo in evidenza la
paradossale normalità che scandisce la vita quotidiana degli individui.
Da un’idea comune dei due artisti nasce nel novembre del 2008 Gum Studio.
La Agri-Art Gallery è
uno spazio aperto all'aperto per l'arte eco-sostenibile e sociale,
realizzato dalla GiuseppeFrau Gallery nell'ambito di un progetto più
vasto, che prevede la costruzione, (insieme a Progetto B.a.r.e.g.a,
Baccanale e Neuroni Attivi) di una Agri-Factory.
Lilies on Mars in concerto durante l'inaugurazione
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Neuroni Attivi - Movimento Zeitgeist Sulcis
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Acetosella: Anticamente (nel Medioevo) si usava come condimento. Al pari dell'acetosa arricchisce di sapore verdure e minestre. Dalle foglie si può ricavare una bevanda dissetante (quasi una limonata). Le radici possono essere usate come gli asparagi. In tutti i casi si deve usare questa pianta con parsimonia in quanto contiene il velenoso acido ossalico (legato in forma salina al potassio) che può provocare danni ai reni ma anche la morte.
In prossimità di temporali le foglie dell'acetosella si rialzano preannunciando al contadino l'arrivo della pioggia.
È usata in
erboristeria come depurante, diuretico, rinfrescante, facendone un
decotto di 20 g di foglie fresche in 1 l d'acqua e bevendone massimo due
tazze al giorno. Le foglie se masticate disinfettano i denti e il cavo
orale. Similmente all'acetosa è considerata un buon rimedio per
dermatosi e ascessi (applicando le foglie dello stesso decotto
precedentemente descritto), decongestionante e febbrifugo. Il decotto
della radice (20 g in 1 l d'acqua) bevendone due tazze al giorno rende
più elastica la pelle. La pianta viene utilizzata fresca poiché
essiccandola perde molte delle sue proprietà. I suoi principi attivi
sono gli ossalati e gli antrachinoni. La pianta contiene tra l'altro
acido ascorbico (vitamina C).
Nell'industria
è usata per ricavarne un ottimo sbiancante delle macchie d'inchiostro e
ruggine. Può essere usato anche come disincrostante per i radiatori
delle automobili e in genere per lucidare oggetti metallici come rame e
bronzo. Quest'ultimo composto veniva preparato dai droghieri - artigiani
di una volta e si chiamava sale di acetosa.
Il Bosso- Parti velenose: tutta la pianta, le foglie in particolare. Principi attivi: buxina, busseina, bussimidina.
Tossicologia -
Pianta tossica, può provocare dermatite da contatto; la sintomatologia
in seguito a ingestione si manifesta inizialmente con disturbi
gastrointestinali: vomito e diarrea. E' ammesso l'uso esterno nella
terapia dell'herpes simplex (HSV-1).
il bosso
viene spesso coltivato per l'ornamento dei giardini. Fiorisce in
primavera. E' un arbusto di cui ne vengono utilizzate tutte le parti,
anche per usi non propriamente curativi.. Il legno di bosso, infine,
viene utilizzato in ebanisteria.
In passato si
riusciva anche ad utilizzarne le virtù terapeutiche, note già nel XII
secolo, quando Santa Ildegarda lo ricordava come rimedio efficace contro
il vaiolo. L'infuso veniva consigliato nella cura contro l'epilessia.
Il contenuto di ilicina contribuisce
a rendere l'agrifoglio tossico per gli esseri umani poiché irrita lo
stomaco e l'intestino, e altri componenti lo rendono dannoso per il
sistema nervoso e per il cuore. L'ingestione di appena venti bacche può
essere mortale per un adulto
Chiamata Belladonna perché un distillato della pianta era adoperato dalle signore come cosmetico, appartiene alla famiglia delle Solanacee. Il nome del genere (atropa), che deriva da quello della parca Atropo, figurazione mitologica della morte, sta a significare la velenosità della pianta.
In omeopatia è conosciuta per le
proprietà ottenute dal frutto, foglie e radici, in quanto agisce su
cuore, polmoni, vene, cervello e sistema nervoso e sebbene sia una delle
piante più note dal punto di vista farmacologico, la belladonna è in
realtà estremamente tossica ed i suoi principi attivi, la josamicina e
l'atropina, hanno infatti un effetto paralizzante sulle terminazioni
nervose del sistema parasimpatico e determinano una riduzione della
sensibilità al dolore.
In
passato una delle credenze popolari era dovuta dal fatto che l’olio
estratto dalla celidonia potesse migliorare la vista, ecco perché fino a
non moltissimo tempo fa gli erboristi creavano con i suoi composti un
collirio, pratica che è stata però persa di vista con le innovative
strategie per tale scopo, proposte anche dalla medicina omeopatica e da
numerosi altri composti naturali. Gli erboristi tradizionali impiegavano
la celidonia anche per trattare numerosi problemi fisici, come l’ittero
ed i disturbi al fegato, mentre come vedremo in seguito la celidonia
ritrova una delle sue favolose qualità per trattare inestetismi della
pelle come le verruche o i calli: nel corso della storia, infatti, la
celidonia veniva impiegata per preparare un favoloso unguento che
applicato sulla pelle permetteva la guarigione di vesciche, ustioni e
altre condizioni compromettenti la salute cutanea. La celidonia contiene
infatti diversi alcaloidi, pigmenti, caroteni, oli essenziali ed enzimi
proteolitici che nel loro insieme combinano varie proprietà benefiche
per tutto l’organismo, alleviandone i sintomi derivati da disturbi
fisici ed aumentando il suo benessere generale.
Svelato il mistero del Riso Sardonico, la causa è un infuso di Oenanthe fistulosa dato ai morenti Nuragici..
E' ufficiale il
Riso Sardonico di cui parlano i Greci in relazione alle popolazioni
Sarde era il risultato della bevuta di un infuso di "Oenanthe fistulosa "
che in Sardegna è molto diffusa vicino ai corsi d'acqua (e perciò detto
"sedano acquatico"), lo dice il direttore del Dipartimento di Botanica
all'Università di Cagliari , Mauro Ballero , nella ricerca che il suo
team ha pubblicato sulla rivista americana "Journal of natural products
". Una buona notizia perché già se ne immagina un uso curativo da parte
delle case farmaceutiche.
Il c.d. riso
sardonico non sarebbe però una risata bensì la contrazione dei muscoli
del viso dovuta all'avvelenamento per mezzo dell'infuso succitato. Si sa
per certo da fonti greche ch'esso fu dato a bere ai Sardi antichi
morenti, con particolare riferimento all'usanza di mandare a morte tutti
coloro che compivano i 70 anni:"una notizia attribuita a Timeo, il
quale avrebbe riferito come in Sardegna i vecchi di 70 anni venissero
uccisi a bastonate e sassate dai figli e precipitati in un fossato; nel
perire i vecchi ridevano di un riso che per la crudele situazione e
l'ambiente in cui si svolgeva il rituale, veniva chiamato "sardonio";
secondo una diversa lettura a ridere erano invece gli uccisori, mentre
gli uccisi venivano sacrificati a Crono" (Didu, visto su:
www.sardolog.org )
Ma da fonti
altretanto antiche possiamo associare questo infuso anche ad una sorta
di pillola di cianuro da agente segreto, alla James Bond per intenderci,
che prendevano i guerrieri Shardana catturati dal nemico, infatti
Simonide di Ceo ci racconta l'assedio degli Shardana a Creta , allorché
alcuni Sardi furono catturati e condotti a morire fra le braccia
arroventate della statua bronzea di Talo (anch'essa Sarda peraltro), ed
essi si presentarono ai loro giustizieri con un ghigno beffardo sul
volto ch'egli chiamò riso sardonico, il sardus gelo di Omero (secondo
altri Talo era un'automa bronzeo che distrusse i Sardi con un abbraccio
infuocato, ed il riso sarebbe il suo).
-Misteri di Sardegna, Storia e tradizioni di Daniele Puddu-
Monica Lugas: questo
il mio progetto per il 20 non ho un titolo, Marta prova a consigliarmi
tu!: Descrizione e contestualizzazione dell’opera all’interno del
progetto Sacchi di stoffa riciclati da maniche, busti, gambe, teli dei
capi di abbigliamento dismessi da Monica e Adamo prima del loro matrimonio.
Nella tradizione sarda il matrimonio inizia con la rottura del piatto
che significa la rottura con la famiglia di origine, condizione
indispensabile per una vita nuova, nella mia operazione ho tagliato i
nostri indumenti sopratutto quelli a cui eravamo più legati per iniziare
questa nuova vita insieme. Le parti di questi indumenti sono state
cucite dalla madre della sposa per diventare sacchi di varie misure,
predisposti per contenere terra. A Barega verranno usati per comporre
due sedute e poste ai piedi dell'albero di Marta Fontana, due punti di
vista da cui guardare l'albero e il territorio circostante in armonia
con i materiali e le forme della natura.
Marta Fontana: Titolo
: Migrazione (o proviamo a trovarne uno congiunto con Monica????)
Materiali: pianta/arbusto di melograno (Punica Granatum) proveniente dal
mio campo di casa sull’isola di San Pietro, ocra rossa (ossido ferroso
naturale - ematite) dell’isola di San Pietro raccolta
da me nel terreno circostante le vecchie miniere, stallatico maturo
biologico, sabbia per drenaggio, compost maturo di Barega, terra di
Barega, paglia e foglie dal mio campo e dal terreno di Barega per la
pacciamatura, acqua. Frutti del melograno-madre. Descrizione e
contestualizzazione dell’opera all’interno del progetto La mia idea è
quella di realizzare un’azione che possa vivere, trasformarsi e
rigenerarsi nel tempo nell’ecosistema nel quale il progetto BAREGA si
inserisce. Ho pensato di trapiantare nel terreno di Barega un pollone
preso da un albero di melograno del mio campo, in una sorta di
migrazione-dono di un qualcosa di utile e vitale che mi appartiene, di
cui mi prendo cura e di cui raccolgo i frutti. Il dono del melograno è
un’usanza tra l’altro diffusa tra molti popoli come segno di prosperità e
produttività. Spesso è l’albero del padre o del suocero ad essere
trapiantato nel terreno dei novelli sposi come segno di buon augurio, di
fecondità. In questo senso la mia azione si lega a quella di Monica
Lugas. L’attenzione al tema del matrimonio, della rigenerazione dei
legami, è insita nella ricchissima simbologia del melograno che ha un
universale significato di fertilità e ricchezza, onestà, equilibrio e
nutrimento. In Turchia le giovani spose gettano a terra un frutto di
melograno e il numero di semi che ne escono indicherebbe il numero di
figli che la coppia avrà, mentre le spose dell’antica Roma adornavano i
capelli con rami di melograno. Il frutto del melograno è uno dei sette
frutti biblici della “Terra Promessa”. Diffuso sin da tempi remotissimi
nel bacino mediterraneo, il melograno è legato anche al mito greco di
Persefone, che esaltava insieme il valore del matrimonio, la fertilità
della natura nell’alternarsi delle stagioni ed era simbolo di rinascita e
rinnovamento. Mi sembra un albero che possa vivere in armonia anche
simbolica con il contesto in cui è collocato! La preparazione del
terreno è parte fondamentale del mio intervento in quanto determinerà
alcune caratteristiche della futura vita dell’albero. Unirò ocra rossa
dell’isola di San Pietro (da cui proviene anche il pollone di melograno)
al terreno locale in modo che i frutti del melograno siano
particolarmente sanguigni e ricchi di sali minerali. L’ocra rossa
dell’isola di San Pietro è stata rinvenuta nella decorazione di
necropoli rupestri del neolitico recente in molti siti della Sardegna e
la simbologia ad essa associata è quella di essere considerata sangue
della terra, quindi suo componente vitale e di rigenerazione. Il terreno
sarà mescolato anche a sabbia per un giusto drenaggio e sarà concimato
con stallatico maturo e compost maturo, quest’ultimo recuperato dal
compostaggio realizzato presso il terreno di Barega. Eseguirò un solco
circolare nel terreno attorno all’albero per la raccolta dell’acqua e
realizzerò una pacciamatura con paglia e foglie recuperate in parte nel
mio campo e in parte nel terreno di Barega per limitare la crescita di
erbe invasive e mantenere una sorta di isolamento termico alla base
dell’albero. Le sedute di Monica Lugas potrebbero essere collocate in
modo da costituire anche un riparo dai venti per il piccolo albero in
crescita e creare un’azione in cui le varie parti agiscano in reciproca e
utile armonia. Porterò qualche frutto del melograno-madre come dono
propiziatorio per la crescita e la fecondità della piccola pianta,
dell’intervento congiunto mio e di Monica e dell’intero progetto di
Barega. Gusteremo insieme i semi e il loro succo, ricchi di proprietà
benefiche.
8 ore fa Monica Lugas Ciao
Marta, i miei sacchi possono assumere diverse forme nel corso della
crescita dell'albero, lo possono abbracciare come un bambino per
proteggerlo, ed evolvere con lui nel tempo sino a diventare due sedute
per godere della sua all'ombra quando lui sarà grande, o diventare anche
un letto per fare l'amore. mi piace l'idea che non resti una forma
fissa, deve crescere insieme all'albero. Ciao
6 ore fa Marta Fontana: Sì,
mi pare bello che le parti "agiscano" insieme e poi volevo aggiungere
che la terra per riempire i sacchi può essere almeno in parte quella
della buca che scaverò per terra per creare il vano per l'albero, mi
sembra significativo... è molto stimolante tutto questo! ho scoperto
anche che il simbolo del melograno compare nei bottoni sardi indossati
pure durante il rito del matrimonio tradizionale... quante scoperte, ci
sono molti richiami e coincidenze e mi piace che sia un agire vitale,
che si trasforma nel tempo... io ogni tanto dovrò concimare con altra
ocra rossa e sarà come dare nuova linfa alla crescita, garantendo frutti
particolarmente rossi... pieni d'amore!!!!... cadranno sul tuo letto ah
ah!! un abbraccio. ciao : )
Il Progetto B.a.r.e.g.a è un
progetto di bioarchitettura o architettura bioecologica o bioedilizia o
green building... chiamiamola come volete, e durerà circa un anno. Si tratta di un approccio che cerca di ridurre al minimo l'impatto dell'edilizia sull'ambiente.
B.A.R.E.G.A.,
oltre ad essere il nome della località in provincia di
Carbonia-Iglesias dove attueremo il progetto, è anche l'acronimo del
nome scelto dal il gruppo di persone che ha avviato il progetto: Bio
Architettura Rete Economica Gruppo d'Azione.
Progetto B.A.R.E.G.A. è un'iniziativa OpenSource per la condivisione dei saperi in Bioedilizia. Nasce dall’interesse per il settore dell’educazione ambientale e dalla volontà di reagire a uno scenario di crisi economica e occupazionale profonda.
Progetto B.A.R.E.G.A. è un'iniziativa OpenSource per la condivisione dei saperi in Bioedilizia. Nasce dall’interesse per il settore dell’educazione ambientale e dalla volontà di reagire a uno scenario di crisi economica e occupazionale profonda.
Progetto
B.A.R.E.G.A. include anche le tematica del rilancio dell'economia
locale tramite le creazione di reti locali, di sinergie tra le
persone/imprese che cercano soluzioni alla crisi alternative, per
riprendere possesso della propria vita e del proprio futuro.
Progetto
B.A.R.E.G.A. intende mostrare con dei workshop divulgativi che esistono
le tecniche e le tecnologie per costruire in Bioedilizia con materiali
naturali, reperiti localmente, a bassissimo costo ambientale ed
energetico.
Progetto
B.A.R.E.G.A. vuole creare il contesto per lo sviluppo di una maggiore
sensibilità riguardo i temi dell'edilizia, dell'ambiente e dell'abitare
in contesti sani.
Progetto B.A.R.E.G.A. è un modello replicabile di costruzione di un network, di una comunità che condivide i temi della bioedilizia, della sostenibilità, della partecipazione e della nascita di nuove opportunità di sviluppo economico sostenibile.
Progetto B.A.R.E.G.A. è un modello replicabile di costruzione di un network, di una comunità che condivide i temi della bioedilizia, della sostenibilità, della partecipazione e della nascita di nuove opportunità di sviluppo economico sostenibile.
AGRIFEST 2012
AGRI-ART GALLERY
DAVIDE PORCEDDA: U.T.O.P.I.A. (AGRI-PLATFORM)
L’artista Davide Porcedda nella Agri-Art Gallery (un vasto spazio all’aperto dedicato all’arte contemporanea) ha realizzato una sorta di base per progettare rivoluzioni possibili, allestendo un’area con quattro panche, di due metri ciascuna, poste attorno ad un pannello in legno utilizzabile come lavagna e/o come bacheca, per appendere comunicazioni, progetti e programmi, ma anche per meditare oltre.
DAVIDE PORCEDDA: U.T.O.P.I.A. (AGRI-PLATFORM)
L’artista Davide Porcedda nella Agri-Art Gallery (un vasto spazio all’aperto dedicato all’arte contemporanea) ha realizzato una sorta di base per progettare rivoluzioni possibili, allestendo un’area con quattro panche, di due metri ciascuna, poste attorno ad un pannello in legno utilizzabile come lavagna e/o come bacheca, per appendere comunicazioni, progetti e programmi, ma anche per meditare oltre.
riccardo oi: sa genna de brandeburgo
Abbassiamo lo spread tra i titoli culturali: per diventare Berlino occorre
essere Sardegna.
Negli stessi giorni del 2°
workshop del Progetto B.a.r.e.g.a., Riccardo Oi cercherà di ricostruire, con
materiali recuperati in loco, la
porta simbolo della Berlino che
copre il ruolo di città contemporanea tra le più vitali, economicamente e
culturalmente.
Il modello del monumento è un
modo di aspirare ad una realtà (quella funzionante della Berlino contemporanea)
tramite i mezzi che ci appartengono, e che appartengono alla nostra terra.
Con questa azione, che darà vita
ad un museo d'arte contemporanea "aperto ed all'aperto", curato dalla
GiuseppeFrau Gallery, prende
concretamente il via, dopo tre anni di preparazione, l’idea di Baccanale Sulcis
Concerti del progetto di un Agri-Factory che, oltre il progetto di bioedilizia partecipata (Progetto
B.a.r.e.g.a) ed un imminente Agri-Rock Festival, cercherà di proporsi come
format innovativo che si espanderà verso la creazione di un network
internazionale per un industria
culturale alternativa eco-sostenibile. In progress...
Barega
è una località alle porte di Iglesias, nella Sardegna del Sud-Ovest...
In aperta campagna, la Agri.Art Gallery è all'interno di una tenuta
bio-agricola, l'unico modo per arrivarci è prendere contati diretti ai
seguenti numeri 3473696005 - 3452288522 o più semplicemente scrivere a info@giuseppefraugallery.com,
oppure tentare l'avventura e perdersi, per ritrovarsi magari più tardi
da qualche parte nelle vicinanze....per essere accompagnati in quel
luogo che sa ancora di semi-clandestinità.